LA STORIA


Il mondo è pieno di cose magiche, pazientemente in attesa che i nostri sensi si acuiscano.
William Butler Yeats

Il laghetto è nato più di 50 anni fa. In quegli anni sono stati piantati alberi a grande fusto, alcuni  ancora presenti, ai quali si sono aggiunte, dopo circa 20 anni,  essenze perlopiù arbustive.
Nel 2004 è iniziata l'opera di recupero da un inselvatichimento generalizzato. Simbolicamente è coinciso con il ritrovamento di un grande cuore di pietra che, unito alla curiosità di mia figlia bambina e la volontà di noi sorelle di ritrovare quel contatto con la terra di là, fulcro di festosi ricordi familiari, ci ha permesso di perseverare nel lavoro di cura negli anni.
Nel 2015, grazie all'incontro con il Maestro giardiniere Renato Ronco, sono cominciati i piantamenti più importanti, che continuano tutt'ora.
Volutamente non è stato fatto un progetto d'insieme; i criteri con cui si sono scelte le piante hanno seguito due propositi: creare delle parti armoniche, sempre ricercando la naturalezza; il secondo criterio è stato la ricerca di generi e specie rare.
L'intento è quello di dar vita ad un giardino botanico che, oltre a sorprendere per le sue rarità, offra anche angoli di armonica bellezza.
Non sarà facile raggiungere questo risultato, man mano che le piante cresceranno occorrerà creare un unicum. Ora però ci preme piantare, ben sapendo che a dispetto delle migliori intenzioni, la Natura ha sempre l'ultima parola.
Saranno circa due ettari, parrebbero tanti, ma il lago occupa un posto significativo e la parte più consistente è tagliata a metà da un torrente molto incassato. La presenza di un ponte interno alla proprietà unisce l'insieme, ma se si considera anche la presenza di fabbricati ad uso agricolo-aziendale, la superficie si rimpicciolisce ancora di più. Ai due giardini, se ne è quindi aggiunto un terzo, nella collina dietro al castello, dove abbiamo iniziato anche lì ad inserire piante rare.
Per proteggere il giardino dall'attacco  di  animali "feroci" come cinghiali, caprioli, nutrie - feroci per la dimensione dei danni che riescono a creare - siamo stati costretti a recintare la proprietà con reti di protezione adeguate. Più complesso è difendersi dai danni provocati dall'invasione di insetti come la cimice asiatica e la popilia japonica, quest'ultima arrivata da noi nel 2019. 
Nonostante le difficoltà, che ogni giardiniere ben conosce, in questi anni è prevalso uno spirito perseverante. Ogni complicazione si è trasformata in uno stimolo in più a trovare soluzioni, che hanno di fatto concorso all'ampliamento della collezione, arricchendola di piante, botanicamente sempre più interessanti. 
Nel giardino si rispecchia il nostro paesaggio interiore, in cui si coltiva e si è coltivati. Prendersene cura diviene atto di creazione continua e di fiducia piena nella vita che si rinnova.
In questo orizzonte creativo, nel 2022 è iniziata una nuova avventura: produrre frutti, piccoli frutti e ortaggi in un campo limitrofo al laghetto, identificato con il simbolo del luogo: Il ponte azzurro
per continuare a seminare, seminare, seminare.. la gioia di vivere.

Questo giardino
Ma non esiste
Sono frasi che lo inventano
Avevo bisogno di lui, dei suoi germogli
del suo raccolto
Il mio corpo voleva crescere 
tra gli alberi
L'ho cercato a lungo
L'ho salvato dal gelo e dalla tempesta
A sua volta mi custodisce
Mi guida
Giardino fuor d'ogni giardino,
frutteto dell'alba.

Claude Esteban
in "Le jour à pein écrit"
traduzione Marco Conti
ed. Gallimard 2006



 



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